La scuola dopo la pandemia

Cosa è rimasto di buono, di importante e utile dei due anni di terribile pandemia che hanno segnato anche la scuola, come l’intera società italiana? Tra gli insegnamenti positivi, c’è sicuramente la rinnovata attenzione alla cura della pulizia: a partire dalla riscoperta delle più semplici, basilari e sagge nozioni di igiene personale, che un tempo i nostri genitori e maestri ci inculcavano nella mente. Lavaggio accurato e asciugatura paziente delle mani, pulizia delle scarpe, igienizzazione periodica di banchi e cattedre; ricambio frequente dell’aria nelle aule, ecc. La pandemia ha generato la stesura di protocolli per la sanificazione delle superfici, l’impiego di prodotti e attrezzature specifiche per la pulizia. Non solo: si è creato un clima di vigilanza e monitoraggio costante sulla pulizia, divenuta elemento centrale e discriminante, con formazione del personale, in primis dei collaboratori scolastici, finalmente valorizzati e incentivati in questo loro prezioso ruolo; per non parlare degli investimenti che forse, per la prima volta, il Governo ha destinato in misura significativa a questa “voce” del bilancio, troppo spesso trascurata. Anche tra i Dirigenti Scolastici è cresciuto l’interesse per le problematiche legate all’igiene, inquadrata in termini di sicurezza e prevenzione per la salute degli alunni e del personale. Basti pensare che l’attenzione per il rischio di contagio delle particelle contenenti il virus - peraltro rivelatosi comunque contenuto sulla base di numerosi studi scientifici - nell’aria indoor, ha acceso la curiosità e l’attenzione di molti dirigenti scolastici sulle problematiche connesse alla ventilazione, al ricambio e alla qualità dell’aria nelle scuole: un'attenzione sollecitata anche da tre Decreti Legge e indicazioni strategiche emanate lo scorso anno, che temiamo rischino di rimanere disattesi. Ciò che, a nostro avviso più conta, è che sia cambiato sostanzialmente il clima, l’approccio stesso alla tematica, a lungo trascurata, dell’enorme importanza della pulizia nella scuola, di quegli edifici scolastici nei quali i nostri figli e nipoti trascorrono ore cruciali, spesso gran parte del tempo delle loro giornate di vita. Come accettare che non siano pensate, pianificate e attuate tutte le procedure e siano messe in campo le massime risorse economiche ed umane per far sì che questi ambienti siano igienicamente protetti e salubri?

Una lezione da non dimenticare
C’è il rischio che, nell’ambito della scuola, passata l’emergenza, si ritorni alla situazione precedente alla pandemia, ignorando la preziosa, anche se dolorosa “lezione” imposta dal SARS CoV-2? Speriamo proprio di no. Riteniamo che quella mobilitazione non debba affatto diminuire, che quel patrimonio di esperienze, conoscenze e condivisione di sforzi, debba anzi vedere sempre più impegnati tutti i soggetti protagonisti della “santa alleanza” per l’igiene, proficuamente sviluppata negli anni scorsi. Quando, poi, parliamo di cura della pulizia e dell’igiene a scuola, cosa intendiamo, in concreto? Facciamo alcuni esempi, frutto anche di una lunga esperienza maturata sul campo come docente. La pulizia dei banchi dovrebbe avvenire quotidianamente, in modo accurato, per limitare la diffusione e l’esposizione di batteri e virus che sono spesso la causa prima di raffreddori e influenze. L’attrezzatura per una corretta sanificazione - evidenziamo questo termine legato all’ordinarietà e alla quotidianità degli interventi di pulizia delle superfici, non alla straordinarietà - include: un secchio, acqua calda, guanti di gomma, spugna di buona qualità, detergenti specifici, disinfettanti, panni per l’asciugatura. Il detergente indicato è senz’altro di tipo professionale, concentrato, polivalente o a base alcolica, particolarmente adatto per rimuovere la sporcizia superficiale con l’ausilio di una spugna. Guanti di gomma e mascherina (non sempre presente, purtroppo sul volto dei collaboratori scolastici addetti alle pulizie), sono consigliati per evitare il contatto con i detergenti e sgradevoli, a volte pericolose, inalazioni. Residui di colla, vernice o gomma da masticare, sono difficilmente eliminabili con il solo detergente. Per una sanificazione completa dei banchi, il detergente va passato anche su gambe e scomparti o cassetti. Una volta pulito, il banco di scuola va disinfettato tramite prodotti specifici e poi asciugato con panni che non lascino pelucchi o depositi d’acqua. Soffermiamo brevemente la nostra attenzione anche sulla disinfezione delle classi: per consentirne, a suo tempo, la riapertura, sono state fornite ai dirigenti scolastici precise direttive allo scopo di mantenere gli ambienti scolastici puliti e igienizzati a dovere, mettendo cioè in pratica attività intensive di pulizia, disinfezione e sanificazione, indirizzate a bloccare non solo l’avanzata del contagio da Covid, ma anche di altre possibili malattie. La corretta disinfezione dei luoghi scolastici parte da una completa pulizia di ambienti ed elementi d’arredo con acqua e detergenti comuni, ma prevede anche la decontaminazione tramite ipoclorito di sodio allo 0,1% o etanolo al 70%, dopo la pulizia con un detergente neutro. Inoltre, durante le operazioni di pulizia con prodotti chimici, è di fondamentale importanza assicurare la ventilazione costante e accurata di tutti gli ambienti che compongono la struttura scolastica.La guida INAILLa  guida dell’INAIL, rappresenta, a nostro avviso, una “guida sicura” da seguire costantemente, un vademecum su come vanno effettuati gli interventi di pulizia. Intitolata: “Gestione delle operazioni di pulizia, disinfezione e sanificazione nelle strutture scolastiche”, rappresenta un prezioso punto di riferimento per docenti e personale ATA che comprende istruzioni obbligatorie, suggerimenti e indispensabili consigli  per la pulizia della scuola. Un primo suggerimento è quello di prestare sempre una particolare attenzione alle zone utilizzate da tante persone: qui è assolutamente necessario effettuare una pulizia più profonda e una disinfezione perfetta, per minimizzare il rischio di diffusione di batteri, polveri, virus e altri agenti patogeni, consentendo lo svolgimento di tutte le attività in sicurezza. Un’altra indicazione, - se vogliamo legata al buon senso - ma mai detta abbastanza, è quella di impiegare strumenti e procedure che non consentano il sollevamento di pulviscolo, destinato inesorabilmente a depositarsi su superfici e pavimenti, ma anche su operatori addetti alle pulizie e altre persone. Le scuole, perciò, dovrebbero ricorrere a una pulizia con aspirapolveri dotati di filtri ad alta efficienza, riducendo anche la possibilità di rilasciare allergeni nell’aria, provocando allergie, asma o problemi respiratori in genere. Per quanto riguarda gli interventi di disinfestazione, volti ad eliminare parassiti o ratti, è preferibile svolgere questo tipo di pulizia invasiva nei periodi di assenza di docenti, alunni e personale. Riflettendo su queste linee guida, come abbiamo detto, di grande rilievo, sorgono due domande. La prima è come mai pochi istituti scolastici investano sulla pulizia meccanizzata, acquistando e dotando i collaboratori scolastici di aspirapolveri, aspiraliquidi, monospazzole e lavasciuga pavimenti, per una più funzionale ed efficace igienizzazione delle superfici. La seconda riguarda proprio la qualità degli interventi di pulizia, che richiedono personale adeguatamente e costantemente formato, aspetto ancora non adeguatamente sviluppato, anche con specifiche forme di aggiornamento, in particolare sull’uso dei prodotti chimici.

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