Tutela di api e impollinatori negli ambienti urbani

Gli impollinatori, in Europa rappresentati praticamente dai soli insetti, come tanta parte della biodiversità soffrono ormai da decenni una grave crisi derivante da molteplici fattori ambientali sfavorevoli. La modificazione degli ambienti con la riduzione della flora, l’uso massiccio di pesticidi, i cambiamenti climatici e le problematiche sanitarie e di inquinamento genetico (soprattutto per quanto riguarda le specie allevate), costituiscono una grave minaccia alla sopravvivenza di questi organismi fondamentali sia per la conservazione degli ecosistemi che per la produttività dell’agricoltura. Una particolare minaccia nei confronti di questi organismi deriva poi dall’uso di pesticidi in ambito urbano o industriale. La diffusa sensibilità nei confronti degli impollinatori, che vede la diffusione sia dell’apicoltura urbana che della valorizzazione della biodiversità negli ambienti intensamente antropizzati, impone, anche in ottemperanza con il rinnovato dettato costituzionale, di adeguare e di calibrare le strategie di controllo degli organismi nocivi in ambito urbano, seguendo quel percorso verso una sempre maggiore sostenibilità che anche l’agricoltura sta battendo con sempre maggiore convinzione.  La tutela della biodiversitàL’8 febbraio 2022 rappresenta una data storica: infatti, in tale giorno è stata approvata la modifica di due articoli (9 e 41) della Costituzione Italiana, dando il giusto valore alla tutela dell’ambiente e della biodiversità. L’Articolo 9 è stato modificato in questo modo: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. Un enunciato importante ma che senza l’integrazione all’articolo 41 potrebbe restare nel novero delle belle intenzioni, degli ideali cui tendere sapendo di non poterli raggiungere. Ecco allora che la nuova formulazione dell’articolo 41 chiarisce che: L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali. Fino ad oggi si è sempre sacrificata la tutela ambientale alle necessità economiche ma il nuovo articolo 41 parla chiaro e afferma che l’attività economica non può essere svolta a scapito della tutela ambientale, perché l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi sono un patrimonio fondamentale per la nostra sopravvivenza e per quella delle generazioni future. Ma se, invece dell’attività economica, ad essere messa a rischio è la salute dei cittadini, quale priorità va data alla salvaguardia della biodiversità e nello specifico degli impollinatori se gli interventi richiesti sono mirati a risolvere gravi problematiche sanitarie? La salute è la cosa più importante, si sente spesso sentenziare, ma può esserci una vera salute senza una concreta tutela della biodiversità? Quanto è salubre un ambiente (naturale, agrario, urbano o industriale) se risulta del tutto inadatto ad ospitare una benché minima comunità di organismi diversi da Homo sapiens? Molte sono le ricerche scientifiche svolte in tutto il mondo che dimostrano come la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi è fondamentale per ridurre i rischi sanitari per l’uomo ed ecco allora che l’interesse delle future generazioni citato dalla nostra costituzione è anche e soprattutto quello di garantire, mediante la tutela ambientale, una prospettiva di salute per l’uomo.Il ruolo degli impollinatori negli ambienti urbaniUn preciso percorso evolutivo, iniziato all’incirca 100 milioni di anni fa, ha legato gli organismi impollinatori (insetti, uccelli, mammiferi etc.) al gruppo più evoluto di piante, le Angiosperme (o Magnoliophyta). Le molte specie di impollinatori si sono legate a poche o molte specie vegetali che a loro volta si sono evolute per favorire questi organismi e garantirsi una efficiente impollinazione incrociata. I biologi parlano in questi casi di coevoluzione. Tra gli impollinatori i più specializzati, numerosi e diffusi sulla Terra, sono gli insetti e tra questi i più efficienti sono le api, che comprendono le ben note api da miele, i bombi e moltissime altre specie. Il legame di questi insetti con i fiori è totale perché tutte le fasi della loro vita, compreso l’allevamento della prole, dipende dalle risorse alimentari messe a loro disposizione dai fiori in cambio dell’impollinazione. Nel mondo si conoscono circa 20.000 specie di api, circa 2.000 sono segnalate per l’Europa e circa 1.000 per l’Italia. Questi insetti vivono quindi ovunque ci siano piante a fiore che necessitino di essere impollinate, ed anche per quanto riguarda l’agricoltura, oggi sappiamo che almeno un terzo del cibo che l’uomo consuma deriva dall’impollinazione, in genere garantita dalle api. Negli ultimi decenni, basti pensare ai numerosi scritti in merito di Giorgio Celli, alle api è stato riconosciuto anche l’importante ruolo di bioindicatori, cioè di organismi in grado di attestare la salubrità o meno di un dato ambiente grazie alla loro presenza o meno. Le città, i paesi ed anche le aree industriali non sono affatto ambienti inospitali per la flora e infatti un indice di qualità ambientale per gli ambienti urbani è dato dalla presenza di giardini e parchi. Se fino a poco tempo fa in questi giardini venivano considerate solo le piante, ma nemmeno tutte (pensiamo alle cosiddette “erbacce”), oggi si pone grande rilievo alla presenza in questi spazi verdi, piccoli o grandi, privati o pubblici che siano, anche di un adeguato grado di biodiversità. Gli impollinatori, quindi, svolgono nelle aree urbane (e ovviamente in ogni ambiente) non solo il ruolo di impollinatori, ma anche di bioindicatori. Per questo motivo prestare particolare attenzione alla tutela di questi organismi ha una assoluta ricaduta su tutta la biodiversità dell’ambiente considerato.Conoscere per tutelareTutti sanno che gli insetti impollinatori visitano i fiori per raccogliere nettare, polline oppure una sola di queste risorse alimentari. Per quanto riguarda le api, è il polline il loro vero cibo, perché contiene proteine, lipidi, zuccheri, vitamine etc. Il nettare è una importante risorsa energetica e per le api sociali, api mellifere e bombi, ad esempio, le scorte zuccherine sono fondamentali per la sopravvivenza delle colonie. Ma un’altra grande fonte di liquidi zuccherini è costituita dalla melata, prodotta o meglio escreta da moltissimi insetti che si nutrono della linfa delle piante. Prelevando questi liquidi zuccherini di cui vengono imbrattate le piante su cui vivono gli insetti che li emettono, le api e gli altri impollinatori che se ne sanno cibare, svolgono un altro grande servizio alle piante stesse, impedendo o riducendo lo sviluppo di fumaggini (funghi) che riducono l’efficienza fotosintetica. Molti impollinatori poi traggono importanti liquidi zuccherini anche dalla frutta matura o sovramatura, sia ancora sulla pianta che a terra. Non sono solo i fiori quindi il luogo dove gli impollinatori cercano il loro alimento. Ma gli impollinatori spesso hanno bisogno di altre sostanze. Tutti hanno bisogno di acqua, sia per berla direttamente che, come nel caso dell’ape mellifera, ad esempio, per diluire le scorte di miele per potersene cibare ma anche per raffreddare l’interno del nido nelle calde giornate estive. Le api mellifere, infatti, devono mantenere una temperatura costante di 35 gradi almeno nelle porzioni di nido in cui viene allevata la loro discendenza. Bisogna poi considerare che la vita degli insetti impollinatori non si conclude sui fiori o nella ricerca delle fonti alimentari ma un aspetto fondamentale è dato dalla presenza di siti idonei alla nidificazione e quindi alla riproduzione e propagazione delle varie specie. Molte api solitarie (ma anche sociali) hanno bisogno di vari materiali per costruire i piccoli nidi modulari in cui allevano le loro larve. L’ape mellifera secerne da sé la cera con cui costruisce i favi, ma ha bisogno di rinforzarli e di sanificarli continuamente con la propoli, che questi insetti ottengono raccogliendo resine vegetali dalle gemme e da vari organi vegetali. Molte specie di api per costruire i loro nidi usano il fango, altre specie usano ritagli di foglie o lanuggini raccolte dalle foglie di diverse piante. L’ape mellifera necessità di cavità di circa 20-50 litri di volume e quindi negli ambienti urbani, oltre che nelle arnie degli apicoltori urbani nidifica entro cavità di grandi alberi ma soprattutto in cavità murarie, camini etc. L’applicazione per smartphone BeeWild, uno strumento ideato e gestito dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, per censire e monitorare nel tempo, le colonie selvagge di ape mellifera attraverso una tipica azione di citizen science, ha messo in evidenza come siano molte le colonie di questa straordinaria specie ad essere presenti in agglomerati urbani di qualsiasi dimensione. I bombi sono molto meno esigenti, alcuni nidificano in tane abbandonate di topi o talpe, sotto coltri di muschio, foglie secche, o anche in piccoli nidi di uccelli. Le api solitarie o gregarie nidificano a terra nel fango, entro cannucce o in gallerie prodotte nel legno da altri insetti, oppure in fessure di rocce o muri ed anche entro conchiglie di chiocciole. Per tutelare questi insetti, quindi, non basta porre attenzione a quanto viene asperso su piante in fiore o su cui ci sia una abbondante produzione di melata, ma vanno considerate oltre alle fonti alimentari e l’acqua, anche i possibili materiali e siti necessari alla riproduzione di queste specie. Anche in Italia si sta diffondendo la pratica di collocare, in genere a scopo didattico, in giardini pubblici o privati di Bee Hotel, strutture atte a fornire siti di nidificazione a specie solitarie di api. Un altro fattore da considerare è dato dalla distanza che questi insetti possono percorrere tra i loro siti di nidificazione e quelli di alimentazione. Le api solitarie ed i bombi in genere hanno un raggio d’azione di poche decine o centinaia di metri ma spetta all’ape mellifera il ruolo di vera e propria pendolare, potendo raccogliere tutta quello di cui ha bisogno in un raggio che mediamente è compreso entro 3 km ma che per la raccolta di polline può superare anche i 10 km.Disinfestazione e tutela degli impollinatoriUna visione moderna e sostenibile della disinfestazione in ambiente urbano, ma anche della gestione dal punto di vista fitosanitario degli spazi verdi che tanto lo valorizzano, non può prescindere dalla conoscenza di tutti questi aspetti biologici, se si vuole accordare una adeguata tutela agli insetti impollinatori e grazie ad essi garantire alla conservazione della biodiversità anche nei luoghi più densamente abitati. Ecco allora che la tutela degli impollinatori anche negli ambienti urbani deve tener conto di tutti questi fattori, che chi fa difesa fitosanitaria in agricoltura sta valutando (anche se con molto ritardo) ormai da decenni:

  • Individuazione degli stadi degli organismi bersaglio (larve, adulti, etc.) cui rivolgere il controllo;
  • scelta dei principi attivi in grado di arrecare il minor danno possibile;
  • evitare l’aspersione di pesticidi su piante in fiore e con flussi di melata ma anche con frutti maturi o sovramaturi;
  • individuazione degli orari di applicazione più idonei, in genere quelle serali;
  • individuazione dei siti più critici perché potrebbero ospitare nidi o materiali idonei alla nidificazione;
  • evitare di contaminare qualsiasi corpo d’acqua, anche piccolissimo;
  • coinvolgimento della cittadinanza per venire a conoscenza di apicoltori urbani, Bee hotel in giardini pubblici o privati, aggregazioni di nidificazioni, etc.
Paolo FontanaPresidente di World Biodiversity Association, ricercatore presso Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN)

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