Primo caso
Alcuni anni fa in un reparto di pediatria si sono notati degli strani insetti dalla forma allungata che nessuno aveva mai avuto occasione di vedere. Anche per me il riconoscimento ha comportato qualche difficoltà. La forma allungata, la livrea per lo più aranciata e le corte elitre che coprivano una piccola parte dell’addome mi ha consentito di identificare gli insetti come appartenenti alla famiglia degli Staphylinidae (invero ho faticato un poco a convincermi che fossero dei coleotteri). In effetti non sono andato oltre nella classificazione, ma ho avvisato la Direzione Sanitaria che sospettavo trattarsi del genere Paederus e, se così fosse stato, il rischio di dermatiti era reale. Infatti questi insetti secernono una sostanza fortemente irritante la pederina (un’ammide tossica vescicante che si trova nell'emolinfa dei coleotteri stafilinidi Paederus).Tanto per dare un’idea della morfologia e dell’etologia degli stafilinidi (in genere predatori di altri insetti e piccoli invertebrati) sono coleotteri lunghi e stretti (5 mm x 1). Alcune specie arrivano a ricordare le sembianze di alcune di formiche (mirmecomorfismo) e alcuni di essi vivono all’interno dei formicai. E proprio questa loro “mirmicofilia” ci ha indirizzati a scoprire l’origine dell’infestazione. Era accaduto che un parente avesse portato una splendida azalea nel cui terriccio si erano insediate delle formiche e con esse anche una colonia di stafilinidi (sospetto gene o sotto tribù Pederus).La soluzione è stata la restituzione dell’azalea raccomandando di effettuare un mirato intervento di geo-disinfestazione al terriccio. Per quanto concerne la camera in cui si erano palesati quegli strani insetti è bastato effettuare una meticolosa pulizia con un uso mirato di un’aspirapolvere. Avendo cura di sigillare il sacchetto dopo aver spruzzato un paio di getti con una bomboletta spray.
Secondo caso
Questa infestazione in effetti non presentava pericoli sanitari, rappresentava una fastidiosa presenza nell’entrata secondaria della farmacia ospedaliera, collocata in un’area semi-interrata di un presidio a più blocchi con aree a prato e in un areale umido e piovoso. In questo caso la classificazione degli ospiti indesiderati fu relativamente facile (comunque non confermata da un esperto di isopodi) per quanto era nelle mie competenze si trattava di un crostaceo terrestre: Armadillidium vulgare (Latreille 1804) noto come porcellino di terra, corrierina, porcellino di Sant'Antonio o onisco. La mattina nell’area interna prossima alla porta a vetri che dava sull’esterno si notavano una decina di questi crostacei in palese sofferenza: alcuni rovesciati sul dorso altri con movimenti scoordinati. Il sospetto, assai probabile, era che qualcuno avesse spruzzato di sua iniziativa una bomboletta di insetticida contro scarafaggi e formiche. Nessun allarmismo, ma la loro presenza poco si addiceva ai locali della farmacia ospedaliera per cui vennero adottate alcune azioni che risultarono risolutive:
- Sigillare con una guaina anti spifferi la porta che però spesso era tenuta aperta per favorire il ricambio d’aria.
- Uso di prodotti lavapavimenti con profumazione al pino o all’eucalipto (era opinione condivisa che tali profumazioni avessero azioni repellenti (ogni giorno in coincidenza con i programmi di pulizia).
- Irrorazioni mirate di un piretroide in formulazione flowable a base di piretroide fotostabile sul piccolo marciapiede antistante la porta (4m x 1,80m). Due applicazioni a distanza di 2 settimane.
- Una micro irrorazione dello stesso prodotto a concentrazione ridotta per 6m lungo il confine fra il marciapiede e il prato (una sola applicazione).
Le cause di tale “infestazione” non sono state individuate e, sia come sia, la presenza di tali crostacei terrestri non si è più ripetuta. Una nota di colore è rappresentata dal fatto che negli USA Armadillium è tenuto in terrario come animale domestico.Graziano Dassi