Arocatus Melanocephalus, sei tu?

La prima fase è un invio di foto, non particolarmente nitide, di alcuni insetti; foto spedite da un disinfestatore che svolge la sua professione a livello familiare, che dimostra di avere molta dimestichezza con gli aspetti tecnici del suo lavoro e molta attenzione nei confronti delle numerose norme che lo regolamentano. Le foto ci consentono di indirizzare l’identificazione nel vasto ordine degli emitteri, ma saggio è colui che sa di non sapere! Per cui le foto vengono girate a chi di entomologia sistematica ne capisce e il responso, nel primo caso, è che probabilmente si tratta di un Arocatus. Nel secondo caso viene indicato il genere, ma con la specifica che probabilmente potrebbe trattarsi di Arocatus melanocephalus, ovvero la cimicetta dell’olmo. Sottolineiamo che entrambi gli entomologi usano il termine “probabilmente”, prendendo a prestito una terminologia medica avrebbero potuto dire: le immagini sono compatibili con il suggerimento ipotizzato.Prendendo per buona l’identificazione, facciamo un passo in avanti descrivendo sia l’ambiente sia lo stato dell’arte, ovvero la descrizione del come si presenta l’infestazione. Vero è che dal sopralluogo ambientale effettuato dal tecnico disinfestatore emerge che:

  • Non vi sono olmi nel raggio di 150-200 metri (quindi per una superficie di ≈ 95.000 m²).
  • Le essenze arboree identificate sono alcuni faggi di grandi dimensioni (altezza media stimata > 30 m) che non presentano infestazioni in atto e neppure patologie crittogamiche.
  • Vi sono anche numerose betulle con tronchi non troppo in buona salute, ma nel fogliame non si notano infestazioni in atto.
  • Vi sono anche due esemplari di cedri (di grandi dimensioni) e quattro aceri giapponesi messi a dimora nello scorso autunno che hanno ben radicato e si presentano in buona salute.
  • Le siepi di lauro sono ben tenute con potature variabili fra gli 80 e 120 cm di altezza, ma con numerosi rami secchi che meriterebbero di essere asportati e alcune piante completamente rinsecchite che dovrebbero essere ripiantumate.  
In sintesi, il titolare dell’agriturismo e il cuoco descrivono l’infestazione in questo modo:
  • Sui davanzali delle finestre poste all’interno dei sevizi igienici e in due finestre della cucina esposti a est, provviste di zanzariere integre, si notano numerose cimicette, alcune morte e altre vitali.
  • Da notare che, azzerandone la presenza asportandole con un aspirabriciole, l’infestazione si ripresenta immancabilmente nel giro di pochi giorni. Come facciano gli insetti a superare le zanzariere resta un aspetto inspiegabile.
  • Il fenomeno si era già presentato nel giugno del 2022 ma in forma assai contenuta mentre nell’anno in corso il numero delle presenze è assai aumentato. Da fine giugno a metà di luglio le catture superano abbondantemente le centinaia.
Le condizioni dell’orto sono ottime e la gestione segue le linee della coltivazione biologica. Vi sono anche due rigogliosi nespoli che ogni due anni fruttificano abbondantemente, alcune piante di susine e due meli piuttosto male in arnese per “anzianità di servizio” e due roveti molto ben tenuti.  Vi è anche un pollaio modello di galline ovaiole e alcuni asinelli ormai rassegnati alle attenzioni dei bambini, non tutti, a detta del titolare, avvezzi a contenere le loro entusiastiche manifestazioni di affetto. 

Che fare?

Premesso che il detto: “nebbia in Val Padana” si adatterebbe al contesto indagato, la decisione si può riassumere in alcuni interventi che riteniamo di buon senso:
  • Micro-irrorazioni mirate alle spazzole poste alla fine del telaio delle zanzariere con formulati micro-incapsulati a base di un piretroide fotostabile.
  • Irrigazioni effettuate a pioggia (solo se necessarie) evitando quelle a scorrimento nell’orto e ipotizzando irrigazioni con una specie di palo iniettore. Nei confronti delle piante di alto fusto in effetti, in questo periodo, l’irrigazione piove dal cielo e, in alcuni casi, in maniera eccessiva con chicchi di grandine devastanti per la carrozzeria e i vetri delle automobili.  
  • Richiesta ai giardinieri e a coloro che gestiscono l’orto di porre particolare attenzione alla presenza di questi invadenti insetti.
  • Intensificazione dell’uso degli aspirabriciole nelle aree alimentari. La cosa positiva è che la loro presenza si limita ai davanzali senza invasioni di altre superfici.
  • Il disinfestatore ha istruito il personale nel rassicurare i clienti che si tratta di insetti privi di implicazioni sanitarie, come afferma la letteratura.
NB: oggi si parla molto di biodiversità, al punto che alcuni assessorati comunali hanno deciso di ridurre gli sfalci dei prati abbandonando di fatto il cosiddetto prato all’inglese (quasi una monocoltura di graminacee all’uopo selezione); per cui ci sembrerebbe consequenziale che potremmo inserire nella biodiversità anche una sorta di entomodiversità, e perché escludere i batteri? 

Alcune considerazioni

La specifica esperienza è statisticamente poco rilevante, ma sottolinea alcuni aspetti, a nostro avviso, non trascurabili almeno dal punto di vista metodologico:
  • Non sempre è possibile trarre delle conclusioni certe, in alcuni casi ci dobbiamo rassegnare a procedere per tentativi;
  • Per questa ragione la prudenza e il buon senso devono accompagnare le nostre scelte terapeutiche;
  • Nei casi dubbi bisognerebbe poter effettuare degli approfondimenti, usiamo il condizionale perché non sempre è possibile sia per mancanza di tempo, sia per insufficienti disponibilità economiche. 
Ciò premesso crediamo che questo episodio sarà seguito dal disinfestatore per un’encomiabile curiosità naturalistica-professionale.Graziano Dassi

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