Emitteri & micro-incapsulati

Prima di entrare nella descrizione insetti con le elitre non totalmente sclerificate mi piace ricordare l’episodio biblico che narra delle tribolazioni del popolo ebraico costretto a nutrirsi durante la traversata del deserto della “manna”, ma che cos’è questa sostanza dolce dal colore biancastro? L’ipotesi più attendibile è che si tratti della melata della Trabutina mannipara: un psedococcidae, quindi un emittero, che si nutre della linfa delle tamerici e che produce una melata dolciastra al pari degli afidi (anche loro appartenenti all’ordine degli emitteri). Gli emitteri sono nomati, forse più propriamente, rincoti per il loro caratteristico apparato boccale pungente succhiante simile a quello delle zanzare. Gli stiletti boccali vengono introdotti nei tessuti e poi, con un particolare apparato detto “pompa salivare”, l’insetto inietta una piccola quantità di saliva che poi viene risucchiata insieme alla linfa o al sangue (liquidi nutritivi) per mezzo di speciali conformazioni della faringe allo scopo dilatabili. Pensare che tutto ciò avviene ai malcapitati donatori di sangue della Cimex lectularius ha degli aspetti invero raccapriccianti, ma vale anche per coloro i quali sono punti dalle zanzare a cui bisogna aggiungere ben maggiori rischi sanitari. Mi limiterei ad aggiungere che gli emitteri presentano diversità morfologiche assai varie con zampe anteriori raptatorie (vedi nella Nepa o “scorpione d’acqua”) o natatorie (vedi le Notonette) o addirittura pressoché assenti nelle Cocciniglie o Coccidi. Inoltre presentano un ciclo biologico tipicamente eterometabolo (dalle uova nascono individui più o meno simili agli aduli, ad esempio i blattoidei) che, in alcuni casi, è assai complesso (afidi e cocciniglie). Tratto da Entomologia agraria di F. Venturi e S. RuffoSistematica classica degli emitteri - rincotiEterotteriAli anteriori trasformate in emielitre, ad esempio:Le ali anteriori membranose o debolmente sclerificate, ad es.  

  • Cimicidi
  • Pentatomidi 
  • Afididi [§]
  • Cocciniglie 
  • Neurotteri (molte larve sono carnivore predatrici di psillidi, afidi, cocciniglie, tisanotteri, coleotteri, acari…)
‎‎[§] Phyllossera vastatrix Planch. (= Peritymbia vitifolii Fitch.)La storia della Fillossera della vite merita di essere riassunta in quanto è un esempio dei rischi connessi all’introduzione di insetti da un Continente ad un altro, nello specifico dall’America all’Europa. Ai nostri giorni il rischio è ancora maggiore per la globalizzazione. Basti quanto è avvenuto per l’Aedes albopictus e per il rischio potenziale, ma sempre più incombente, dell’Aedes aegypti.*Correva l’anno 1854 quando la Fillossera fu classificata nelle Americhe e 9 anni dopo fu censita in Inghilterra e in vent’anni si diffuse in tutta Europa: nel 1979 in Lombardia, ma l’anno successivo era arrivata in Sicilia. *Le conseguenze furono disastrose per le viti europee al punto che si temette di dover rinunciare alla coltivazione della vite in quanto l’insetto che sulle varietà americane non aveva conseguenze infauste diventava letale per le varietà europee.*Fu merito dello zoologo Giovanni Battista Grassi e della sua Scuola che, notando la differenza con cui la Fillossera compiva il suo ciclo nelle Americhe e in Europa, trovò la soluzione.Per riassumere il ciclo della fillossera sulla Vite americana possiamo dire che ha poche neanidi invernali a livello delle radici mentre nella Vite europea l’apparato radicale viene compromesso dalle numerose neanidi radicicole. La conclusione è che l’infestazione si perpetua con una serie indefinita di generazioni radicicole che portano alla morte la pianta. La soluzione fu che tutta la viticultura europea da allora si basa su Vite europea innestata su Vite americana. In conclusione l’importazione di un piccolo Afide Chermesino (Emittero) ha rischiato di compromettere tutta la viticultura europea. Giovan Battista Grassi (Rovellasca, 27 marzo 1854 – Roma, 4 maggio 1925) è stato un medico, zoologo, botanico ed entomologo italiano.Riallacciandomi alla cimice dell’olmo (Arocatus melanocephalus) che ha destato una certa preoccupazione nel ristorante di un agriturismo cerco di riassumerne i dati salienti.Nel marzo del 2019 si sono riscontrate invasioni di questi Rincoti Ligeidi che tendono ad infiltrarsi in numero ragguardevole negli edifici. Le direttive del Servizio Fitosanitario dell’Emilia-Romagna sono:
  • Non è un problema fitosanitario, in quanto l'insetto non è un parassita delle piante (sugli alberi va per accoppiarsi oppure per nutrirsi temporaneamente) e non è pericoloso per l'uomo;
  • In genere è associato alla presenza di certe alberature (olmi, tigli, pioppi e salici soprattutto), alla vicinanza di corsi d'acqua (fossi, canali, fiumi) e di vegetazione spontanea;
  • Si possono eseguire dei trattamenti fitosanitari contro le forme giovanili localizzati sugli olmi, utilizzando prodotti specificatamente registrati;
  • Una possibilità di lotta contro gli adulti può essere la raccolta manuale degli insetti e la loro successiva eliminazione.
  • Specie morfologicamente simili alla cimice dell’olmo:Oxycarenus lavaterae: gli adulti (neri con emielitre parzialmente rossastre e lunghi 5-6 mm) hanno comportamento gregario e l'inverno lo passano ammassati sui tronchi di piante arboree, soprattutto tiglio.Pyrrhocoris apterus: l'adulto misura 9 mm ed è nero con disegni rossi. Le emielitre sono rosse e nere con un'evidente macchia rotonda nera centrale. L'insetto vive a spese di varie piante spontanee ed ha comportamento gregario.REFERENZE: kulacgmx.atArocatus longiceps: l’adulto è molto simile per dimensioni, colore e biologia all’ A. melanocephalus però ha come pianta ospite il platano e non ha tendenza ad ammassarsi negli edifici.MICROINCAPSULATI e DINTORNILa tecnica della microincapsulazione è un processo (fisico, chimico-fisico o chimico) per cui un principio attivo viene ricoperto da un polimero per ottenere numerosi vantaggi, ad esempio:
    • Prolungare alcune proprietà del principio attivo ad esempio per certi ormoni e fito-ormoni le cui molecole risultano altamente volatili e similmente per le essenze profumate;
    • Attenuare odori o sapori sgradevoli di certi farmaci e quindi rendendoli più “appetibili” e/o consentire loro di superare la digestione gastrica;
    • Nel settore della disinfestazione gli scopi più importanti, a mio avviso, della micro-incapsulazione sono:
    • la lenta cessione del principio attivo aumentandone l’effetto residuale; 
    • Riduzione o annullamento della fase gassosa con il risultato di aumentarne la sicurezza ambientale e l’eventuale azione repellente dell’insetticida contenuto nella microcapsula.
    Aspetti tecnico-operativiNel settore degli insetticidi il diametro della microcapsula è di ≈ 30 µm quindi 30 millesimi di millimetro. Tanto per ripassare la geometria elementare la nostra microcapsula avrebbe una superficie pari a S = 4πr2 ovvero 4π(r2) = 4π(15x15) = 2.826 µm2 mentre il volume risulterebbe di V = (4πr3 )/3 = 14.130 µm3 - se non ho sbagliato i calcoli la superficie sarebbe di poco meno di 30 centesimi di millimetro quadrato e poco più di 14 mm cubici.       Molto importante nell’utilizzo degli insetticidi micro-incapsulati è tener conto che la fase liquida in cui sono disperse le micro-capsule deve asciugarsi prima che l’insetticida contenuto all’interno della micro-sfera possa agire al 100% delle sue potenzialità.Ovvio, ma è bene sottolinearlo, è obbligatorio attenersi alle indicazioni riportate in etichetta.Chiara Dassi

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