Il settore registra una crescita sostenuta in generale dall’aumento della domanda industriale, commerciale e del comparto agroalimentare, dall’andamento positivo dell’edilizia, residenziale e non, dall’aumento dei prezzi delle apparecchiature e degli impianti, e dal trend della congiuntura economica italiana e internazionale, un fattore importante nell’indirizzare l’export dei produttori italiani. Tuttavia, permangono criticità e ritardi, anche considerevoli, nelle consegne degli ordini ai clienti, per le difficoltà riscontrate dai produttori nella catena di approvvigionamento di materie prime e componentistica.La produzione interna di impianti di refrigerazione, ventilazione e condizionamento nel 2022 si attesta a 4.760 milioni di euro, in aumento dell’11,5%. È trainata sia dall’aumento delle vendite sul mercato interno, che crescono del 14,1% fino a 2.220 milioni di euro, sia dall’incremento delle esportazioni, che registrano un aumento del 10,6% e si attestano a 2.860 milioni di euro. L’export ha una rilevanza importante per il settore e vale circa il 60% della produzione nazionale. Le importazioni mostrano a loro volta un andamento positivo e aumentano del 23,1% fino a 320 milioni di euro. L’import ha tuttavia un peso contenuto e alimenta solo il 14% circa del mercato interno. Per il 2023 è dunque attesa una debole crescita in valore della produzione italiana (+4,0%), a fronte di una stabilizzazione delle vendite in volume sia sul mercato interno (+4,1%) che sui mercati internazionali (+3,8%).L’industria italiana di attrezzature per la refrigerazione e la ventilazione nel 2022 presenta un valore della produzione di 2.630 milioni di euro, in crescita dell’8,2%, influenzato dall’incremento dei prezzi dei prodotti e dal lieve incremento dei volumi di vendita. I produttori italiani detengono un ruolo di primo piano nel contesto settoriale su scala mondiale e vantano una considerevole specializzazione tecnologica. I principali operatori nazionali presentano un'elevata propensione alle esportazioni, che raggiunge in diversi casi oltre l’80% della produzione. L’export è destinato per circa il 70% verso l’Europa e nel 2022 è l’America a segnare il maggiore incremento della domanda, seguita dall’Europa e in misura molto meno intensa dall’Asia (in particolare Medio Oriente). Il mercato nazionale ha una dimensione di 1.140 milioni di euro; le importazioni soddisfano meno del 10% della domanda nazionale, per un valore di 110 milioni di euro e sono veicolate soprattutto da gruppi multinazionali. La produzione italiana di attrezzature per la refrigerazione e la ventilazione comprende 4 aree d’affari:
- refrigerazione commerciale (banchi, mobili e celle frigorifere): rappresenta il 44% del totale, con un valore di 1.160 milioni di euro (+8,4%); la domanda presenta tendenze favorevoli sia per gli espositori refrigerati e i banchi frigo per il commercio al dettaglio sia per le soluzioni destinate alla logistica e all’industria alimentare, con un incremento anche per il mercato della ristorazione e alberghiero, dopo due anni di crisi; crescono soprattutto le esportazioni, che rappresentano una quota rilevante per la presenza di grandi operatori specializzati, con una estesa e consolidata presenza internazionale.
- refrigerazione industriale (condensatori, gruppi frigoriferi, raffreddatori di liquido, aeroevaporatori, dry cooler, refrigeratori a bordo macchina): rappresenta il 36% del totale, con un giro d’affari di 940 milioni (+8,0%); vede lo sviluppo delle macchine di nuova generazione con gas refrigeranti naturali (anidride carbonica, ammoniaca) e con sistemi elettronici di gestione e controllo; andamenti moderatamente positivi per gli svariati settori di destinazione.
- ventilazione: pesa per il 14% sul totale, con un valore di 365 milioni di euro (+7,4%), che comprende anche una parte di componentistica (soprattutto ventole); la produzione è trainata soprattutto dalla domanda del comparto agroalimentare (allevamenti, serre, industrie alimentari), con una tendenza moderatamente favorevole anche di quella industriale e del terziario, specialmente nei mercati esteri; l’offerta italiana si scontra con maggiore intensità con produttori internazionali, soprattutto per le linee di prodotto a bassa complessità e nei mercati extraeuropei.
- scambiatori di calore a fascio tubiero: copre il restante 6% del totale, con una dimensione di 165 milioni di euro (+10,0%); la produzione è destinata per lo più all’esportazione e si rivolge a pochi mercati di destinazione, soprattutto grandi impianti nel comparto petrolchimico ed energia.
La produzione italiana di impianti per il condizionamento centralizzato nel 2022 registra una crescita del 15,8%, attestandosi a un valore di 2.130 milioni di euro. Il settore evidenzia un numero significativo di produttori italiani, caratterizzati da competenze tecnologiche elevate e che sono leader a livello nazionale e internazionale.Il mercato italiano vale 1.080 milioni di euro, in aumento del 24,1% non solo a causa dell’effetto dell’inflazione ma anche per la crescente propensione da parte della domanda finale ad acquistare impianti più evoluti e di maggiore qualità, caratterizzati quindi da prezzi medi più alti. Le esportazioni hanno un peso significativo e coprono quasi il 60% della produzione nazionale. Sono in crescita del 12,0% e raggiungono un valore di 1.260 milioni di euro. L’export settoriale è diretto per oltre l’80% verso l’Europa, storicamente l’area più rilevante, l’Asia e l’America. Le importazioni hanno storicamente un’incidenza marginale nel settore, tuttavia nel corso dell’ultimo biennio si osserva un aumento della loro importanza: valgono 210 milioni di euro, in crescita del 35,5%, e incidono per oltre il 19% sulla domanda nazionale. Gli acquisti provengono principalmente dalla Cina, che alimenta quasi il 70% delle importazioni complessive, seguita da alcuni Paesi europei, tra cui Francia e Spagna.La produzione nazionale di impianti centralizzati di condizionamento comprende cinque aree d’affari:
- gruppi refrigeratori (chiller): costituiscono l’area più rilevante e rappresentano circa il 68% del totale, con un valore di 1.455 milioni di euro (+21,3%). L’aumento maggiore riguarda i sistemi a condensazione ad aria, in particolare le macchine di potenza inferiore utilizzate nel mercato residenziale. La produzione di sistemi a condensazione ad acqua, caratterizzati da potenze e dimensioni elevate, per i quali i produttori italiani hanno una specializzazione elevata e sono leader a livello internazionale, è invece in rallentamento.
- unità interne (ventilconvettori standard con e senza mantello, cassette e hi-wall): sono l’elemento accoppiato ai chiller e per questo beneficiano del loro trend positivo, in particolare della diffusione di pompe di calore di piccola taglia sul mercato residenziale. Rappresentano circa il 12% della produzione nazionale, e si attestano a 260 milioni di euro (+10,2%). I produttori italiani sono leader a livello internazionale e circa la metà della loro produzione è distribuita sui mercati esteri.
- centrali trattamento aria: costituiscono circa l’8% della produzione totale, con un valore di 165 milioni di euro (+2,5%). La maggiore attenzione alla qualità dell’aria porta oggi queste soluzioni a essere talvolta preferite a un semplice fancoil, tuttavia non si rileva una diffusione significativa di soluzioni con funzioni di sanificazione successiva alla pandemia Covid.
- condizionatori di precisione per centri di elaborazione dati (CED): rappresentano circa il 6% del totale e valgono 120 milioni di euro (+3,4%). Il contesto italiano vede la presenza di alcuni stabilimenti produttivi di grandi operatori internazionali, per questo la produzione italiana è diretta soprattutto all’estero.
- altri sistemi (packaged, roof-top, aerotermi): costituiscono circa il 6% della produzione nazionale in valore, con un valore di 130 milioni di euro (+2,4%). I produttori italiani hanno una forte specializzazione, sono leader a livello nazionale e mostrano un'elevata propensione all’export per alcune tipologie di prodotto (principalmente i condizionatori packaged). La produzione complessiva non è ancora tornata ai livelli pre-Covid a causa di una ripresa più lenta del comparto dell’edilizia non residenziale.
Trend Emergenti
Il biennio 2021/2022 ha registrato sul mercato italiano un incremento sensibile della diffusione di sistemi a pompa di calore. Si tratta di macchine in grado di svolgere in un unico impianto funzioni sia di riscaldamento che di raffrescamento di un ambiente, grazie a una tecnologia che consente il trasferimento di energia da un ambiente a bassa temperatura a un sistema a temperatura più elevata e viceversa. L’adozione di questi sistemi, soprattutto in ambito residenziale, è stata favorita in modo sostanziale dagli effetti del Superbonus 110%. Nel 2022 la domanda di pompe di calore registra aumenti molto intensi nella domanda nazionale, che in valore assoluto si mantiene tuttavia in una dimensione più contenuta rispetto al mercato complessivo del condizionamento.
Interventi normativi
Il settore beneficia in modo sensibile delle agevolazioni fiscali sugli interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica.La Legge di Bilancio 2023 rimodula le detrazioni fiscali legate ai bonus edilizi, modificando in modo sostanziale il Superbonus, ma riconfermando e prorogando molti dei bonus già attivi. Si sottolinea che gli interventi di riqualificazione energetica sono definiti in conformità con la Missione 2 del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), improntata al rispetto del principio di sostenibilità ambientale e dedicata alla Rivoluzione Verde e Transizione ecologica, nell’ambito della quale la misura con la più elevata dotazione finanziaria è relativa proprio a “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, alla quale sono dedicati complessivamente 15,36 miliardi di euro.Il Superbonus relativo ai lavori nei condomini è rimodulato con aliquota al 90%, per passare poi al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025; in relazione ai lavori in unità unifamiliari (villette) è prorogato al 110% fino al 30 settembre 2023 (come definito dal cosiddetto Decreto Cessioni - per gli edifici unifamiliari sui quali entro il 30 settembre 2022 sia stato realizzato il 30% dei lavori) e al 90% fino al 31 dicembre 2023 sulla base di alcuni parametri. L’ecobonus, al 50% o al 65% a seconda del tipo di intervento, è confermato in vigore fino alla fine del 2024, senza proroghe per gli anni successivi.Il Sismabonus, con aliquote di agevolazione variabile dal 50% all’85%, è confermato in vigore fino alla fine del 2024, senza proroghe per gli anni successivi.Il bonus alberghi Invitalia è promosso dal Ministero del Turismo (previsto anche dalla Misura M1C3 investimento 4.2.5 del PNRR) con dotazione di 1.380 milioni di euro e si rivolge tra gli altri ad agriturismi, stabilimenti balneari e termali, strutture ricettive all’aria aperta, porti turistici, imprese del settore fieristico e congressuale che effettuino interventi di ammodernamento di vario tipo, inclusa la riqualificazione energetica, entro il 31 dicembre 2025.Il Fondo Kyoto, che prevedeva agevolazioni per i progetti di efficientamento energetico e risparmio idrico degli edifici scolastici, delle strutture sanitarie e degli impianti sportivi di proprietà pubblica, con risorse pari a oltre 160 milioni di euro, è scaduto al 31 dicembre 2022.Il Governo nei primi mesi del 2023 ha rivisto i meccanismi della cessione del credito e dello sconto in fattura, che erano stati cruciali nel supportare la spesa dei clienti finali. La Legge n. 38, 11 aprile 2023 (conversione del cosiddetto Decreto Cessioni), ha innanzitutto posto il divieto di utilizzare le forme alternative alla detrazione fiscale per gli interventi edilizi (chiudendo quindi di fatto gli strumenti dello sconto in fattura e della cessione dei crediti edilizi ma con la possibilità di ripartire l’utilizzo del credito residuo in 10 rate annuali), inoltre ha prorogato al 30 settembre 2023 il termine (precedentemente fissato al 31 marzo 2023) per il Superbonus 110% per le villette e le unità autonome ed indipendenti i cui lavori siano stati realizzati per almeno il 30% al 30 settembre 2022.A marzo 2023 Il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva “Case green”, revisione della direttiva EPBD (Energy Performance of Building Directive) sulla prestazione energetica degli edifici.Tra i provvedimenti normativi di interesse settoriale introdotti negli anni precedenti ricordiamo:
- il Conto Termico 2.0 (varato nel 2016 e in vigore anche nel 2023);
- i regolamenti europei in materia di F-gas (2015), che impongono una drastica riduzione nell’emissione dei gas fluorurati a effetto serra (F-gas) entro il 2030. ll nuovo regolamento verrà applicato dal 1° gennaio 2024;
la norma UNI EN 15232, in vigore da ottobre 2017.Elaborazione dei dati Cerved Marketing Intelligence a cura di Cristina Cardinali