Tiene il comparto del facility, nonostante crisi e ritardi dei pagamenti: un esempio è l’andamento positivo di Manutencoop.
Intanto, si evolve il concetto di gestione delle facilities e aumentano le preoccupazioni del TAIIS. La conferma che il settore del facility, nonostante la difficile crisi economica, stia mantenendo le sue posizioni, se non aumentando alcuni dati di bilancio, arriva anche da Manutencoop, che ha visto crescere utile netto e ricavi nel 2012. Una realtà in grado di porsi sul mercato come gestore di più servizi e di istaurare con il cliente una vera e propria partnership, orientata alla garanzia sul risultato e alla piena condivisione degli obiettivi. Anche questo alla base della tenuta della società bolognese: un rapporto particolare ed efficiente, garantito proprio dalla formula del facility management.
Stabili i ricavi, in aumento l’utile
La nota caratteristica di queste società è quella di saper rispondere attivamente alle esigenze del cliente. Si tratta di realtà snelle, dinamiche che, attraverso la competenza e la professionalità delle proprie risorse, offrono al cliente managerialità, occupandosi in prima persona dell’acquisto, dell’erogazione e del controllo del servizio, rispettando standard qualitativi stabiliti a priori. Queste aziende hanno come interlocutori le realtà di medie e grandi dimensioni, possiedono un’elevata capacità di spesa e sono dotate delle più evolute tecnologie e di avanzati sistemi di gestione delle informazioni. Così, per quanto riguarda il 2012, nonostante le persistenti difficoltà a livello macroeconomico e finanziario, il Gruppo Manutencoop Facility Management ha registrato una tenuta dei ricavi (+0,4%) e un rilevante incremento dell’utile netto (+172,3%). Un aumento, quello dell’utile, principalmente riconducibile all’iscrizione di minori imposte in conseguenza all’introduzione di recenti norme in materia fiscale. In flessione, invece, la marginalità rispetto al 2011 a causa, da un lato, del perdurare delle difficili condizioni di mercato e, dall’altro, di un’ulteriore svalutazione del portafoglio crediti, dovute alle difficoltà finanziarie attraversate da alcuni clienti. Nel dettaglio, nel corso del 2012, la cooperativa bolognese si è aggiudicata e riaggiudicata, mediante gare d’appalto, nuovi contratti per un importo pluriennale pari a circa 1.031 milioni di euro, in crescita del 6,5% rispetto ai 968 milioni di euro dell’esercizio 2011, di cui 710 milioni relativi a nuove commesse. Il portafoglio totale delle commesse e riaggiudicazioni – si legge nella nota aziendale – si è attestato quindi a 2.978 milioni di euro, in aumento del 10% rispetto ai 2.707 milioni dello scorso anno. In particolare, nel settore sanitario, l’azienda ha comunicato l’assegnazione da parte di Manutencoop, insieme a Servizi Ospedalieri e MACO, del contratto di concessione in project-financing con Infrastrutture Lombarde, avente come obiettivo la ristrutturazione, il potenziamento e l’ampliamento del presidio ospedaliero San Gerardo di Monza e la successiva gestione del servizio no core della struttura, per una durata triennale e un valore pluriennale complessivo di 272 milioni di euro a decorrere da quest’anno.
Ampliamento strategico*
Di fatto, un classico esempio di facility che apre a un’accezione più estesa del concetto di gestione. Recentemente, infatti, i confini del facility management si sono ulteriormente allargati, comprendendo anche attività di carattere maggiormente strategico e prevedendo ciò che è definito total facility management. La prima fase (capital asset management) prevede un processo logico e continuo di valutazione delle condizioni (fisiche, qualità dei servizi offerti, necessità e priorità di intervento manutentivo, di riqualificazione e contrattuali) e delle performance (economiche e finanziarie) dell’asset immobiliare, di un’organizzazione e di definizioni delle priorità di cambiamento di gestione, di cessione o, in termini strategici, di investimento, nell’ottica di massimizzare il rendimento economico del patrimonio. Una seconda fase di ampliamento del concetto di facility è il real estate management, pratica che ha come obiettivo l’ottimizzazione proprio del real estate (il terreno, sopra e sotto la superficie terrestre, incluse tutte le cose permanentemente connesse fisicamente a esso, sia naturali che artificiali), tramite le attività legate alla gestione del patrimonio immobiliare a livello strategico, amministrativo, tecnico e commerciale. La terza fase, ancora più strutturale, è quella del total facility management (TFM) o integrated facility management (IFM) che si concrettizza con l’intera responsabilità nella gestione delle facilities a una singola organizzazione e a un prezzo fissato a partire dallo sviluppo della strategia di property, spinta da bisogni di business, fino alla gestione operativa quotidiana. Insomma, un contratto di global service.
Una zavorra sulla filiera
Ma al di là dei buoni risultati delle società di servizi, grandi o piccole che siano, e delle innovative formule di facility, incombe ancora sull’intero settore il preoccupante ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni (PA). Che limita lo sviluppo dell’intera filiera. Come una zavorra. Compreso il Decreto di sblocco da poco approvato. Secondo il TAIIS – Tavolo Interassociativo Imprese di Servizi –, il Decreto “contiene troppe incombenze e adempimenti burocratici posti a carico degli enti pubblici debitori, che rischiano di riflettersi negativamente sulle imprese creditrici. È opportuno prevedere una semplificazione procedurale per non pregiudicare i risultati attesi dall’adozione del provvedimento”. Perciò, i rappresentanti del TAIIS hanno riproposto l’ampliamento delle compensazioni tra crediti e debiti, anche correnti, delle imprese. Inoltre, “il Decreto manca di un’adeguata attenzione al tema dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni derivanti dai Contratti di Servizi, classificabili tra i pagamenti relativi a voci di parte corrente, la cui incidenza sull’indebitamento netto è assolutamente attenuata. Secondo i principi di contabilità pubblica, infatti, il pagamento accresce l’indebitamento netto solo per i debiti riguardanti spese per investimenti; al contrario, i pagamenti relativi a voci di parte corrente non incidono sull’indebitamento netto, perché le relative spese di competenza sono state già contabilizzate ai fini del saldo negli anni precedenti”. In tale prospettiva, si rileva come nella disciplina che prevede l’allentamento del ‘Patto di Stabilità Interno’, l’intervento programmato è circoscritto ai “debiti di parte capitale certi liquidi ed esigibili alla data del 31 dicembre 2012, ovvero dei debiti di parte capitale per i quali sia stata emessa fattura o richiesta equivalente di pagamento entro il predetto termine”.
Per evitare la chiusura
Il Tavolo reputa necessario operare un’estensione della natura dei debiti interessati attraverso l’espresso richiamo anche dei debiti di parte corrente; “sarebbe, in effetti, una scelta ingiustificata e un’occasione perduta se non si provvedesse all’aumento delle quantità economiche previste per i crediti commerciali per servizi e forniture”. I rappresentanti del mondo dei servizi auspicano, inoltre, che vengano accolte le indicazioni del vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, e che venga congruamente incrementato il quantum dell’intervento, tenuto conto che i circa 40 miliardi previsti al momento non incidono che per la metà dell’indebitamento stimato dello Stato verso le imprese. Come recentemente sostenuto dallo stesso Tajani: “se è legittimo riscuotere i tributi, altrettanto doveroso, anche moralmente, è pagare i debiti alla scadenza evitando la chiusura di aziende sane”. Infine, il TAIIS auspica che, con riferimento anche al monitoraggio previsto dal Decreto, le nuove disposizioni non determinino rallentamenti nei tempi di pagamento già previsti nei contratti in corso e che si assicuri il puntuale rispetto delle scadenze stabilite dalle nuove norme comunitarie per i contratti stipulati dallo scorso gennaio 2013. In caso contrario, l’atteso rilancio dell’economia e dell’occupazione non si potrà verificare. Purtroppo!
Il concetto di no-core*
In passato, le organizzazioni gestivano la maggior parte, o addirittura la totalità dei servizi dei processi interni (servizi no-core), con personale proprio e, solo in alcuni casi affidavano a imprese esterne attività quali le pulizie, la vigilanza, la ristorazione, eccetera. Attualmente, invece, con lo sviluppo dell’esternalizzazione strategica, il facility managemet e le corrispondenti pratiche gestionali, comprendono un numero consistente di servizi alle imprese. Partendo dall’ambito immobiliare, si possono riconoscere diverse tipologie di servizi no-core associate a tre diversi ambiti di gestione. Servizi di facility management per una gestione tecnico-funzionale
- Servizi ausiliari
- Servizi alle persone
- Servizi agli edifici
- Servizi allo spazio
- Servizi di utility
- Servizi tecnici
Servizi di property management per una gestione tecnico-amministrativa
- Servizi di property
- Tecnici
- Commerciali
- Amministrativi
Servizi di asset e portafoglio management per una gestione strategicofinanziaria
- Servizi di selezione del portafoglio immobiliare
- Servizi strategici di asset
Atri servizi
- Servizi di application
- Servizi amministrativi e legali
Misurazione del global service*
Per misurare la qualità di un servizio fornito in regime di global service, in definitiva e in modo generale, si possono individuare alcuni parametri. Soddisfazione dell’utenza. È un indicatore di carattere soggettivo, relativo soprattutto alla qualità percepita e viene rilevato attraverso questionari e indagini mirate sia agli utenti che al personale della gestione del contratto. Riduzione tempi di risposta riguardo alle singole problematiche. Aumento di rendimento degli impianti, con conseguente riduzione dei consumi. Attendibilità dei dati inseriti nel sistema informativo. Rispetto delle norme di sicurezza.
Manutencoop 2012: alcuni numeri
• +0,4% l’incremento dei ricavi • +172,3% l’aumento dell’utile netto • 1.031 milioni di euro il valore dei nuovi contratti • +10% il portafoglio totale delle commesse • 272 milioni di euro il valore il valore dell’appalto relativo al San Gerardo di Monza