Come i pavimenti della "Venaria" sono stati riportati all'antico splendore.
La Reggia di Venaria Reale (Torino) è una delle residenze Sabaude, un capolavoro di architettura e paesaggio, risalente al 1658 e ampliato nei secoli successivi, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco nel 1997. Progettata dall'architetto Amedeo di Castellamonte su commissione del duca Carlo Emanuele IIche intendeva farne la base per le battute di caccia nelle valli torinesi, Venaria Reale fu ampliata e modificata negli anni e divenne una caserma militare quasi per due secoli. Dopo un periodo di completo abbandono, la Regione Piemonte ha avviato un lungo e complesso progetto di restauro che si è concluso nel 2007 con l'apertura dell'edificio al pubblico. È stato il cantiere di restauro più grande d'Europa. Con 80.000 mq di edificio monumentale e 60 ettari di giardini, Venaria Reale vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale che vengono visitate ogni anno da un milione di visitatori. Questo afflusso straordinario sottopone le superfici interne a una altrettanto straordinaria e pesante usura, per cui, nonostante la quotidiana manutenzione di pulizia, devono essere periodicamente sottoposte a trattamento di ripristino e protezione, che ne esalti la bellezza e ne preservi il materiale, antico e prezioso. Quello, per esempio, in parquet di legno antico della "Sala delle Arti" (1.500 mq), o i pavimenti in cotto fatto a mano nel "Salone di Diana" e nel "Castelvecchio" (3.000 mq) o i pavimenti in cocciopesto nell'anticamera dei Valletti a Piedi detta "Sala dei Fagioli". Quando si decise di restaurare la reggia, i pavimenti erano fortemente rovinati e non c'era la certezza che si sarebbero potuti recuperare e riportare a nuova vita. L'incarico venne affidato ai maestri trattatori Edy e Vittorio Bergantin, di Crescentino, in provincia di Vercelli, che già avevano operato con successo nella Palazzina di caccia di Stupinigi, sistemandone i pavimenti. Artigiani nel più nobile significato del termine, i fratelli Bergantin in due anni di intenso lavoro hanno ottenuto risultati strepitosi, tanto da aggiudicarsi il primo premio del concorso nazionale "Trattati da Re 2014". «Nel nostro lavoro ci sono emozioni che difficilmente si possono dimenticare e che diventano fondamentali nei momenti di stanchezza e difficoltà – hanno dichiarato i fratelli Bergantin al termine del loro intervento. Aver riportato in vita un patrimonio della storia come Venaria Reale è stata un'esperienza straordinaria ed emozionante, siamo orgogliosi di essere stati protagonisti del cantiere di restauro più grande d'Europa». COCCIOPESTO I problemi sono stati numerosi e complessi, a partire dalla varietà e dalla delicatezza dei materiali per finire all'estensione delle superfici da trattare. Il cocciopesto (foto sopra), per esempio, è una mescola di materiali di recupero (laterizi, tegole, mattoni), macinati e assemblati con malte cementizie, gettata, levigata e poi trattata. Il trascorrere dei secoli e il lungo periodo di incuria avevano lasciato segni evidenti. Il ripristino degli 800 mq di superficie è avvenuto in tre fasi: 1) il pavimento è stato tutto decerato con un prodotto alcalino, utilizzato con monospazzola e disco nero; 2) è stato effettuato un lavaggio con un prodotto leggermente acido, per neutralizzare il decerante, utilizzando la monospazzola e spazzola in nylon; 3) è stato effettuato un nuovo lavaggio, per neutralizzare completamente la superficie. Sul pavimento che, con questo trattamento, era tornato al grezzo, è stato steso, a mano con il vello, un protettivo che fa anche da impregnante e totalizzante, ossia mette in risalto il colore. Successivamente, sempre manualmente con il vello, sono state stese due mani di cera ad alto calpestio. COTTO I 3000 mq di cotto (foto sotto), che esaltano il fascino di ambienti già suggestivi, come il Salone di Diana, hanno recuperato il loro calore, anche perché i fratelli Bergantin adottano una tecnica che hanno messo a punto in anni di esperienza e che costituisce il loro asso nella manica. E, pur nella massima disponibilità a illustrarci i passaggi più salienti del loro interventi, su questo punto hanno mantenuto un giustificato riserbo. Il trattamento del cotto è simile, nelle prime tre fasi, a quello del cocciopesto. Anche l'impregnazione viene effettuata nel lo stesso modo e con lo stesso prodotto. È la fase di ceratura che fa la differenza. I fratelli Bergantin, infatti, utilizzano la cera in pasta, particolarmente difficile da stendere. Si tratta di un procedimento lungo e impegnativo, che, se non effettuato a regola d'arte, non produce risultati soddisfacenti. Sulla "regola d'arte", i maestri trattatori di Crescentino non discutono. Hanno messo a punto un metodo di lavoro - che prevede la stesura di due mani di cera in pasta con lucidatura tra la prima e la seconda mano – rapido ed efficace, che lascia il pavimento uniformemente lucido e, soprattutto, senza alonature. PARQUET Particolarmente interessante è stato il trattamento della verniciatura del parquet che si presentava irrimediabilmente danneggiata. Pareva che la soluzione fosse nel levigare la superficie, per asportare la parte rovinata. Ma, giustamente, i maestri Bergantin hanno considerato che, dovendo ripristinare le superfici praticamente ogni anno, levigatura dopo levigatura il parquet si sarebbe consumato del tutto. Quindi hanno proceduto a un intervento di recupero: prima hanno sgrassato la superficie con un detergente decerante, poi hanno steso diversi strati di cera in pasta (quando si hanno le carte buone, si giocano e si vince) facendo rivivere il colore di un tempo e donando una lucentezza di grande impatto emotivo. Questo procedimento è stato particolarmente apprezzato dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali che ha deciso di valorizzarlo inserendolo come regola nelle normative interne di manutenzione straordinaria. E LA MANUTENZIONE ORDINARIA? «Spetta all'impresa di pulizia – ci spiega Vittorio Bergantin – che ha un compito delicato, perché deve affrontare il traffico pesante di oltre un milione di visitatori all'anno, che calpestano e ovviamente sporcano. La protezione dei pavimenti è resistente, ma non eterna, e subisce l'usura che un calpestio del genere comporta. Ma ci pare che chi attualmente effettua le pulizie nella reggia sia altamente professionale, in quanto riesce a salvaguardare il film protettivo, la ceratura, almeno per un anno. Noi, infatti, per contratto ripetiamo il trattamento una volta all'anno e l'impresa di servizi, con la sua professionalità, agevola anche il nostro lavoro».