Muschi e licheni

Cosa fare per pulire un pavimento esterno ricoperto di alghe
Le superfici esterne sono le parti più soggette alle azioni di degrado. E’ necessario imparare ad analizzare le cause di deterioramento al fine di progettare ed attuare congruenti e durevoli interventi di manutenzione. 
L’uso di prodotti idrorepellenti: Sì/No
Nel caso di una superficie esterna in cotto l’uso del prodotto idrorepellente non è sempre risolutivo (vedi foto 1) perché i prodotti interagiscono in un sistema edile nel quale si manifestano reazioni non prevedibili, dovute spesso alla combinazione di fattori che si sono sommati nel tempo. Infatti, nonostante i materiali, prima della posa, (vedi foto 2) siano stati impregnati per immersione in una soluzione idrorepellente all’acqua - in concentrazione del 30% circa – e alla fine sia stato eseguito un ulteriore trattamento protettivo, dopo soli cinque anni, il pavimento si presenta coperto di alghe e licheni. Su situazioni edili simili non è possibile eseguire una impermeabilizzazione totale, poiché i materiali sono posati nel 99% dei casi, a contatto diretto del terreno e con scarse pendenze: non è possibile risolvere i ristagni d’acqua con una protezione idrorepellente. Dal terreno arriverà sempre una continua alimentazione di umidità che evaporerà per capillarità sulle superfici adiacenti il bordo esterno. In questa fase l’umidità riesce a disciogliere e portarsi dietro i sali trovati nelle colle o nelle malte di posa che progressivamente ostruiranno il reticolo formato dalla soluzione idrorepellente applicata anni prima.              Tale fenomeno limiterà progressivamente quindi la possibile traspirabilità dei materiali che, non trovando più la possibilità di un passaggio, continuerà la sua spinta sino a far sfogliare il materiale per uno spessore che di solito interessa tutta la parte protetta (vedi foto 3 e 4).
Osservare il cantiere
Non è sicuramente prevedibile un fenomeno che si potrebbe manifestare da uno a cinque o dieci anni dopo la fase di trattamento protettivo, ma se si osserva con attenzione il contesto e il sistema edile nel suo insieme, si possono eventualmente notare i fattori di rischio futuri. Se i materiali sono posati adiacenti il terreno o addirittura allo stesso livello senza alcuna barriera protettiva;          Se non vi è alcuna barriera vapore tra i sottofondi e le superfici eseguita con cognizione di causa, Se il tipo di materiale scelto per l’opera era meglio destinarlo a superfici interne; Se il tipo di materiale scelto può degradare facilmente con i cicli di gelo-disgelo negli anni; Se i materiali sono ad alta assorbenza e nella fase di posa non si è pensato a proteggere con soluzione idrorepellente per immersione tutto il materiale; Se alla fine anche l’irrigazione arriva a bagnare abbondantemente tutti i giorni i materiali; Saremo sicuramente ad alto rischio nel futuro, quindi limitiamoci alla sola pulizia ed eventualmente proponiamoci per una manutenzione periodica.
L’influenza dei fattori esterni
       Il muro di mattoni (vedi foto 5, 6, 7) è stato protetto con una soluzione idrorepellente perché probabilmente nel passato manifestava salinità in uscita dovuta all’evaporazione dell’umidità proveniente dalla base in cemento armato. Dato l’orientamento del muro da nord-ovest a sud-est si nota che l’evaporazione avviene quasi tutta verso la parte sud-ovest (dove batte di più il sole…) creando le spaccature sul muro e sul quale è visibile la formazione dei sali; ironia della sorte osservando il lato sud-est che ha lo stesso tipo di protezione non notiamo nessun pezzo sfaldato o che si stia degradando e non si nota nessun segno di risalita di sali né di umidità. In questo caso le migliori conoscenze e le tecnologie disponibili non ci mettono al riparo dalle manifestazioni di degrado che si possono verificare in futuro.
Come togliere il muschio
Altro discorso è la formazione di muschi e licheni che troviamo normalmente sui materiali assorbenti, ma che si possono ripulire e ripristinare. Sul mercato esistono prodotti alghicida che applicati sulle superfici e lasciati agire, sciolgono sino alla radice tali formazioni prevenendo per un certo periodo la nuova formazione di patine di muschio che sappiamo essere molto scivolose. A questo punto verrebbe naturale proteggere in superficie i materiali con una soluzione idrorepellente pensando di risolvere per sempre il fenomeno: nulla di più sbagliato. Questo perché, con il trattamento protettivo, potremmo innescare il fenomeno di distacco ed esfoliazione dei materiali descritto sopra. Da tenere bene in considerazione anche il fatto che i protettivi degradano con il tempo e le patine di muschio, in particolari situazioni, si manifestano già l’anno dopo. Non dobbiamo pensare che le alghe e i muschi si formino solamente per la mancanza di protettivo: la prima causa è la persistenza nel tempo di umidità abbondante o di acqua sulle superfici che faticano durante la giornata ad arrivare al punto di asciutto. Sulla superficie (vedi foto 8) è stato eseguito un intervento di pulitura con una soluzione alghicida con il relativo lavaggio e risciacquo e successivamente riprotetta con una nuova soluzione di idrorepellente all’acqua, ma solamente perché era stata protetta, nella fase di posa in opera, con la soluzione di idrorepellente per immersione: ciò non toglie che tra ulteriori cinque anni non sia da ripetere l’intervento.

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